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Furio Drago scrive e pubblica il suo libro "Passi e voli sul deserto" nel 1929. Pilota di volo nelle squadriglie coloniali, tra l’autunno del 1928 e la primavera 1929 si trova in missione a Agedabia nella Grande Sirte.
Giornale di bordo, sì, Passi e voli sul deserto è scritto tra il romanzo, la poesia e l’aforisma, più che come rapporto di viaggio.
L’esperienza coloniale italiana si può leggere con chiarezza nell’avventura di Furio Drago: la sua Africa ha la forza e l’intensità dell’India d’invenzione di Emilio Salgari.
Oggi che nessuno va all’avventura nemmeno con le guerre, pacificate e rese innocue come un viaggio turistico, leggere la narrazione di Furio Drago permette di cogliere l’illusione che lo anima, la finzione in cui è preso. La lezione è importante perché noi oggi siamo liberi di intendere in quali finzioni navighiamo. Le armi e le insegne del nuovo impero mussoliniano sono così diverse dagli imperi che oggi come ieri razzolano male e predicano benissimo?
Furio Drago non è sfuggito alla strage delle illusioni annunciata molto prima da Giacomo Leopardi.
L’avventura di Furio Drago è riuscita nella sua esigenza di vita autentica, nella scrittura di un giornale di bordo in cui poesia, romanzo, cronaca, mito, leggenda, sogno, aforismi s’intrecciano per fornire l’arabesco del suo caso.
pp. 156
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