pp. 740
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27 Aprile 1994: è una data storica per il Sudafrica, si svolgono infatti le prime elezioni libere dopo anni e anni di apartheid, ma il paese ha ancora molte, troppe ferite aperte, abissi di odio si sono creati tra due popoli che convivono nello stesso paese, ma hanno avuto trattamenti molto diversi.
Il vescovo anglicano Desmond Tutu ricorda con emozione quel giorno come una grande esperienza spirituale: aleggia il timore di attentati e disordini, ma soprattuttto c’é la gioia della gente che può finalmente scegliersi un governo. Bianchi e neri insieme fanno la fila ai seggi, fraternizzano, condividono panini e ombrelli, si scambiano i giornali. Da quelle elezioni uscirà eletto presidente Nelson Mandela.
Sembra strano per noi, che consideriamo scontata e quasi una noiosa incombenza la possibilità di votare, leggere di tutto questo come di una conquista.
Una volta nominato il governo democratico, si pone però il grave problema dei crimini commessi durante l’apartheid: repressioni, rapimenti, torture, attentati, privazione di tutti idiritti civili e segregazione per i neri. Era necessario trovare una soluzione che non fosse né una ingiusta rimozione, né un drastico processo stile Norimberga, perché non vi erano vinti e vincitori, ma solo due gruppi umani che si scoprivano cittadini del medesimo stato, legati in una sorte comune, dopo essersi combattuti per anni.
Mandela stesso volle istituire la TRC (Truth and Reconciliation Commission, Commissione per la Verità e la Riconciiazione) per indagare sul passato del Sudafrica e gestire quella pesante eredità. Presidente della Commissione fu il vescovo Tutu, che in questo libro racconta la sua esperienza, valutando i pro e i contro, le discussioni, i contrasti, gli aspetti positivi e negativi e la possibilità di proporre questa soluzione, pur non perfetta, in altri paesi con problemi analoghi.